La situazione italiana è stata illustrata attraverso la presentazione dell’indagine “La sicurezza degli impianti elettrici nelle abitazioni”.In sintesi l’indagine ha evidenziato una situazione piuttosto preoccupante:> 2/3 del totale delle abitazioni costruite prima del 1990 (anno di entrata in vigore della legge 46/90), non rispettano la legislazione sulla sicurezza elettrica;> il 13% delle abitazioni è a rischio incendio per motivi elettrici, quali ad esempio un corto circuito;> il 52% degli impianti è a rischio fulminazione per presenza di componenti elettrici danneggiati e il 18% non disponedi un interruttore differenziale;> il 73% delle abitazioni, che non hanno subito interventi sull’impianto elettrico negli ultimi dieci anni, presenta situazioni di rischio;> al rischio, oggettivo e incontrovertibile, si accompagna inoltre una diffusa carenza di cultura della sicurezza: la casa,quasi per antonomasia, è sinonimo di calore, protezione, difesa, tranquillità. Le persone intervistate esprimono con forza quanto costituisca dissonanza cognitiva accostare i termini “casa” e “rischio”. La sottovalutazione del pericolo è totale: la prefigurazione del peggior danno possibile non và oltre l’ansietà provocata dal rischio di una banale scossa elettrica.Infatti:> per il 44% delle abitazioni non è stata redatta alcuna dichiarazione di conformità nonostante il 64% degli intervistativiva in concreta presenza di rischio;> l’81% degli stessi è convinto che il proprio impianto non abbia problemi.Questi dati trovano riscontro nell’aumento degli incidenti domestici (+5,6% pari a oltre 230mila incidenti in più dal 1998 al 2000 secondo il CENSIS) con 4 milioni e 380mila italiani coinvolti in infortuni domestici nel 2000. Circa 43.800 incidenti, secondo l’ISPESL, sono originati da problemi all’impianto elettrico. Inoltre, in base alle statistiche dei Vigili del Fuoco (1990-01), circa il 38% degli incendi di grande rilevanza in luoghi pubblici o aperti al pubblico sono di natura elettrica.